Nella vasta casistica di uno dei reimpieghi più largamente adottati, si distinguono:
l'utilizzo diretto (che vede il refluo, più o meno affinato, direttamente reimpiegato a scopo irriguo);
l'utilizzo indiretto (ove il refluo è sversato in corpo idrico destinato all'uso irriguo).
I requisiti di qualità per le acque ad uso irriguo non trovano un univoco riferimento nè a livello internazionale, ne a livello italiano.
Per quanto riguarda i trattamenti di affinamento (a partire dall’effluente secondario di un impianto di trattamento per reflui urbani), una soluzione tradizionalmente proposta è la seguente:
chiariflocculazione-filtrazione-disinfezione ed eventuale lagunaggio per acque destinate ad irrigare ortaggi e comunque colture da consumarsi crude
chiariflocculazione (o stagno biologico) ed eventuale disinfezione per acque destinate ad irrigare frutteti e pascoli
stagno biologico (ed eventuale laguna di stoccaggio) per acque da inviare su colture non alimentari.
Le applicazioni italiane di questa forma di reimpiego sono numerose così come quelle in programma per il prossimo futuro: in Puglia si sono realizzati numerosi impianti il cui effluente è destinato ad affinamento per successivo uso agricolo; inoltre, in questa Regione, sono recenti gli studi sperimentali, soprattutto finalizzati a definire la forma ottimale di disinfezione;
in Sicilia e in Sardegna si stanno costruendo impianti con affinamento per uso irriguo dell’effluente; in Emilia Romagna si stanno utilizzando in agricolturareflui trattati mediante fasi di affinamento sia chimico fisiche sia "naturali" (fitodepurazione). All’estero, le applicazioni sono numerosissime: tra le tante si segnala il caso di Israele, ove oltre il 70% dei reflui urbani è reimpiegato in agricoltura. Altre applicazioni in Messico, Giordania, Perù e Kuwait.